Ciao Grande Ciccio


L’età avanzata è un dettaglio, non può giustificare mai la scomparsa di una persona che ti è cara e quando apprendi il triste epilogo ti lascia un vuoto incolmabile.

Così mi sono sentito stamattina, raggelato e incredulo, quando mi hanno telefonato per dirmi che Ciccio Fortezza era passato a miglior vita. Proprio ieri avevo scherzosamente parlato con il suo caro nipote Andrea dopo che aveva pubblicato una foto che immortalava Ciccio, seduto sul divano di casa, intento a rispondere alle numerose telefonate in occasione del suo onomastico.

Per me vola via una leggenda, un grande esempio di servitore della patria, di instancabile lavoratore, devoto a Dio, la Madonna e i Santi, dedito alla famiglia e amante e difensore della natura, lui che ha condotto una faticosa, encomiabile e gratificante vita bucolica.

Quasi un secolo di vita ma quando parlavi con Ciccio avevi di fronte una persona che poteva discutere dai tempi andati ai temi moderni, un saggio mai vecchio bensì giovane dentro, con lui non si scadeva mai nelle banalità, lucido e attuale sempre.

Sempre prodigo per risolvere varie problematiche sia da cittadino comune che da uomo politico, molti sono stati quelli che hanno richiesto un suo intervento o una mediazione per la sua innata predisposizione a trovare le giuste parole, condurre al dialogo e infine alla soluzione.

Ho tanti ricordi di Ciccio perchè ci trovavamo quasi quotidianamente nella zona dell’Annunziata negli anni passati, poi negli ultimi tempi ci vedevamo poco e quella volta che scendeva non mancava di passare al negozio per giocare un biglietto, e mi diceva:” A dicere a verità, sò venuto per salutarti”.

Tra gli episodi che porterò sempre nel cuore ce ne sono due in particolare che vedono protagonista un Ciccio Fortezza già ultraottantenne.

Un giorno mentre stavo sul giardino all’Annunziata arrivò un forte temporale, una pioggia torrenziale che mi costrinse a darmela a gambe. Mentre uscivo dal cancello, dalle scale vidi salire un voluminoso fascio d’erba, chissà quanto pesava con la pioggia, e sotto si vedeva un impermeabile giallo che avanzava. Alzò la testa e vidi Ciccio che portava quel pesante viaggio per dar da mangiare alle capre. “We Ciccio ma addò vai cu tutta st’acqua?” Mi rispose con un sorriso. Io ancora oggi stento a credere che fosse veramente lui a quella età, con quelle condizioni proibitive e con quel peso addosso.

Un’ altra bella storia con Ciccio fu quando salì, mi pare il 2008, sul monte Falesio per la festa della Madonna Avvocata e ci incontrammo. Da sempre era anche un fervido devoto di San Nicola e non mancava mai il Primo Maggio. Ma per me fu una grande sorpresa vederlo lì sopra col figlio Tonino, per una persona di una certa età è una salita dura e poco agevole. Entrammo in Chiesa, Ciccio si sedette di fronte alla statua e rimase lì per tanto tempo con lo sguardo fisso al volto della Madonna. Forse sentiva, in cuor suo, che quella sarebbe stata l’ultima scalata al Falesio, l’ultima visita alla Madonna Avvocata. Anche se a volte gli dicevo che poteva prendere l’elicottero a lui questa cosa non piaceva, Ciccio vedeva nel sacrificio della risalita il suo voto, il suo ringraziamento all’Avvocata.

Caro Ciccio è dura rendersi conto che non sei qui con noi, bastava sapere che stavi a casa e stavi bene che per noi era un sollievo e un piacere. Eri un monumento vivente. Il tuo ricordo resterà indelebile nei nostri cuori.

Ciao Ciccio!!!

Lascia un commento