Ciao mitico Luciano

Caro Luciano è stata una bella botta, mi hai lasciato sbalordito e te ne sei andato così, in silenzio.

Dici Luciano e pensi alla voglia di vivere, alla intraprendenza, alla disinvoltura, al grande imprenditore.

Sei stato il creatore del simbolo delle notti del divertimento, la leggendaria e irripetibile “D&D” che negli anni novanta e inizio 2000 era la discoteca per antonomasia in Campania. Luaciano te l’ho ripetuto chissà quante volte e lo ripeterò in eterno, ci hai fatto godere, abbiamo consumato i copertoni delle macchine perchè la tua creatura era il paradiso estivo dei giovani.

File interminabili davanti ai botteghini, sembrava l’ingresso di uno stadio, solo nel parcheggiare l’auto nel piazzale ti saliva già l’adrenalina. Hai chiamato i migliori artisti nel tuo tempio, da Fiorello ai favolosi Albertino, Prezioso e Molella di Radio Deejay, che allora erano il massimo, dalle serate con il Pacha di Ibiza a quelle con la Ferrari, con tanto di monoposto in pista e tute dei piloti. Potrei andare avanti per tanto ma nessuna parola riuscirebbe a descrivere bene quello che i miei occhi hanno visto e le mie orecchie udito.

Luciano era uno spettacolo. Impeccabile con i suoi abiti, il codino, il baffetto, ma che tensione avevi all’apertura dei cancelli. Ti posizionavi in cima alla piramide e di lì osservavi quella marea umana che man mano riempiva ogni angolo del locale fino all’esaurimento della capienza. Tutti volevano esserci. Nel priveè che bella gente, elegante, composta, lo champagne che scorreva a fiumi.

Spesso con Giuseppe accompagnavamo Chantal che gestiva la biglietteria e quante volte la chiamavi lungo il tragitto per sapere se avevamo problemi, il traffico, e quando arrivavamo ti dicevo:” T’amme purtate a principessa toia”. Andavamo via all’alba e quel “mi raccomando” non mancava mai con lo sguardo di chi ti vuole dire andate piano e state attenti.

La consacrazione del tuo genio e del tuo essere temerario, l’asso che avevi nella manica lo hai calato in seguito.

Quando apristi il “DIVINO” sopra Castellabate venimmo a trovarti. Un ristorantino accogliente, una bella piazzetta del centro storico con un bar di paese, un posto tranquillo lontano dalla movida.

In quel momento Castellabate era una tipica località del Cilento, come tante ce ne sono, ma il bello doveva ancora venire.

E uscì il film “Benvenuti al Sud” di Alessandro Siani e la location principale qual era? Era quella piazzetta. Booom!!!. Quel ristorantino piomba sugli schermi di tutti i cinema e quel piccolo centro storico fu invaso, e lo è tutt’ora, da milioni di turisti. Come si suol dire:” La fortuna aiuta gli audaci”, e la tua audacia è stata premiata ancora una volta.

Te ne sei andato in silenzio, dovevi ancora stupirci con altri colpi ad effetto. Solo questa circostanza poteva interrompere il tuo volo terreno. Ora volerai verso il Paradiso che sarà più tranquillo della D&D.
Nella tua Castellabate campeggia la lapide con la celebre scritta “Qui non si muore” e di sicuro il tuo ricordo in noi non morirà mai.

Ciao Luciano

Ciao zia Rita

Purtroppo la cara zia Rita ci ha lasciati ed è una circostanza che rattrista tanta, tantissima gente. Il motivo è semplice, l’aver portato alla luce migliaia di bambini è un evento felice che ha coinvolto interi nuclei familiari e zia Rita era la “mammana”, la levatrice, la sua è stata una figura di portatrice di gioia che rimane per sempre legata a quegli istanti straordinari.

In mezzo a quei neonati ci sono stato anche io, oggi è una giornata triste perchè lascia questa vita terrena colei che con i suoi occhi mi ha visto per prima. Credo che lo stesso sentimento lo stiano provando in parecchi adesso. Il racconto della mia nascita in casa si ripete da una vita, come una classica favola che si legge ai piccini, con attori reali però. La partoriente nella camera da letto mentre padre, nonni e zii attendevano ansiosi di udire il primo vagito dall’altra stanza. Zia Rita era la star che prendeva il fagottino tra le braccia.

Glielo si leggeva negli occhi che amava il suo lavoro. Quando la incontravo era sempre raggiante, sorridente, ti accarezzava e ti baciava. Un affetto materno. Forse il segreto della sua vitalità è stato proprio l’ assistere al miracolo della vita per innumerevoli volte.

Oggi ci lascia una grande donna, una grande madre, ma non ci lascerà mai il suo dolce ricordo.

Ciao e grazie di tutto zia Rita.

Ciao Vittorio!!!

Una notizia più brutta della scomparsa di Vittorio Santelia, per noi Vittorio ‘o Doge o Vittorio ra Sala giochi, stamattinna non poteva arrivare.

Vittorio è stato il nostro approdo per tanti anni della nostra adolescenza ed anche per i più grandi di me. Il pomeriggio puntuali alle due stavamo già davanti al suo locale aspettando che spuntasse da lontano col suo califfone bianco.

“State già cà”…. Il tempo di accendere i giochi e cambiare i gettoni e via fino a quando avevi qualche moneta da spendere e soprattutto fin quando il gioco non ti sbatteva in faccia il “Game Over”.
E se non era il gioco a stopparti ci pensava Vittorio, o perchè si faceva casino o perchè si dovevano lavare le macchinette. Per Vittorio dovevano risplendere, tanto che quando veniva il buon Vincenzo il Black da Tramonti a svuotare le gettoniere ci trovava l’acqua dentro.

Vittorio era una calamita, non tanto per le sue abilità di barman bensì perchè si faceva volere bene. Quanti clienti da mattina a sera da ogni parte della costiera oltre che tantissimi avventori forestieri. Si chiacchierava, si scherzava, si rideva. Quando arrivava l’orario prendeva la pompa e la frizziava su tavoli e sedie, “jatevenne mò, che tenga a lavà”. Era fissato per la pulizia, lavava anche nelle fessure dei vasali della piazza.

Oggi in tanti concordano che con lui vola via un pezzo di storia, quella popolana, quella di strada.

Quando Vittorio decise di trasferirsi a Maiori fu un dispiacere per molti, per me come se avessero abbattuto un momunemto. Ogni qualvolta ce n’era l’occasione si andava da lui a prendere un caffè. Come è capitato di fare poche settimane fa quando andai da lui non tanto per il caffè ma per la voglia di rivedere una persona cara. Quando uscimmo io e Marzia il parere fu unanime, ” ‘o meglio cafè è sempe chille ‘e Vittorio”. Mai avrei pensato che quello sarebbe stato l’ultimo.

Ciao caro Vittorio, ti vorremo sempre bene, e mò fancelle pruvà pure Ncielo stu cafè!!!

E’ nata Gioia

A Minori la Befana si è anticipata ed ha portato ad una famiglia di giovani minoresi, residenti in quel di Tramonti, un bel fagottino colmo d’amore che rallegra ancor di più la comunità in questo periodo di festa.

Presso l’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona” di Salerno, alle 12:15 del 3 gennaio, Nunzia Manzi ha dato alla luce Gioia, una splendida bambina che fa felice il papà, Mario Troiano, e la sorellina Cristina.

Auguri ai nonni materni, MariaAssunta e Pasquale, con lo zio PierVincenzo, ai nonni paterni Cristina ed Ubaldo, con zio Paoletto,
ai bisnonni Antonio e Carmela, Trofimena e Costantino.

Un regalo più bello per questo nuovo anno Mario, Nunzia e Cristina non potevano desiderarlo. Di sicuro nella loro casa non si potrà esclamare:” Mai una gioia”, perché mai come adesso la Gioia è arrivata. E questa è per sempre.

Auguri e ricordate che non c’è due senza tre…

È NATO NICOLO’


Mentre in ogni angolo d’Italia si accendono le luminarie che annunciano l’avvento del Natale, da noi risplende una luce ancora più luminosa per l’arrivo di una nuova vita che dona speranza e gioia alle comunità di Minori e Ravello.

Presso la Clinica del Sole di Salerno, Vittoria Cioffi ha dato alla luce Nicolò, un bel maschietto di oltre tre chili di peso per la felicità del papà Gaetano D’Auria e della sorellina Marissa alla quale Babbo Natale non poteva fare regalo più bello. E non a caso.

E si, infatti Nicolò porta il nome del Santo Vescovo, che noi veneriamo sul  Convento, dal quale deriva il nome Santa Claus perché di notte portava dona e denari ai poveri.

E sarà una grande soddisfazione quando il piccolino varcherà i cancelli dello stadio Arechi di Salerno, dato che sicuramente Vittoria e Gaetano gli avranno trasmesso anche il DNA di ultras Salernitani, sperando che Nicolò ci porti un po’ di fortuna in questo campionato.

Auguri ai nonni materni, Gianfranco e Maria, con gli zii Rita e Kevin con le piccole Jane e Victoria, e zio Alessandro, auguri al nonno paterno Mario, ‘o Gemello, con zio Gianmario e Rossella con i piccoli Tiago e Audry. Un pensiero lo rivolgiamo sempre a nonna Marisa che dal Cielo veglierà sui suoi nipotini.

Auguri di ogni bene e di buon Natale a questa bella famiglia!!!

Ciao Pittore


Una cara persona ha lasciato Minori per raggiungere il Paradiso: Antonio Landi,’o Pittore.

Un uomo di rara bontà e cordialità, un grande lavoratore che si è fatto apprezzare ovunque per la sua bravura e professionalità nella tinteggiatura, un amorevole padre e nonno.

I suoi figli Ciro e Franco hanno seguito le sue orme, ma in pratica il suo nome d’arte, “‘O PIittore”, l’ha trasmesso a tutti, persino alla moglie che se vogliono farti capire chi è a Minori ti dicono: ” ‘a Pittora”.

Fino alla fine i suoi nipoti, come anche i figli, sono venuti a giocargli la colonna della schedina, dicevano che questa lo rendeva attivo e lo divertiva ancora, a dimostrazione che seppur nella sofferenza la voglia di vivere, di sperare in qualche cosa, non l’ha mai smarrita.

Un personaggio gioviale, positivo, l’amicizia l’ha sempre coltivata e mantenuta con chiunque, così come amava coltivare un’altra sua grande passione, il giardino, l’orto, le sue galline. Me ne parlava spesso, ci è andato finchè ha potuto.

Del Pittore conservo un caro ricordo, indimenticabile. All’alba del 14 febbraio del 1994, quando fuori era ancora buio, accompagnò suo figlio Tino e me presso la stazione di Battipaglia a prendere il treno per Taranto dove avremmo iniziato il nostro anno di militare. Tino da allora non ha più svestito la divisa della Marina Militare. Sento ancora la voce del Pittore quando abbassando il finestrino appannato, faceva molto freddo, chiedeva a un passante dove si trovasse la ferrovia. Poi emozionati ci salutammo. Adesso ci salutiamo nuovamente con la speranza di rivederci un giorno.

Ciao Pittore!!!

Ciao Roberto


Roberto Di Martino non ce l’ha fatta. Una notizia più brutta di questa non poteva arrivare dopo lunghi giorni in cui tutti ci siamo stretti in preghiera auspicando un finale diverso. Così non è stato ed oggi è difficile compiere le azioni quotidiane senza pensare a quel ragazzone e trattenere le lacrime.

Come un rituale tutte le mattine quel furgone che si fermava di fronte al negozio con Roberto alla guida che salutava:” We, Angiolè” e, dopo aver fatto salire Mattia, ripartiva per andare al cantiere.
Poi il malore, nessuno voleva credere che fosse capitato proprio a Roberto. Buono, forte, tanto religioso e collaborativo di tante iniziative della sua Maiori, in primis come portatore di Santa Maria a mare.

Lo conobbi tanti anni fa durante le frequenti salite sul monte Falesio, casa della Madonna Avvocata, dove Roberto c’era sempre e con altri amici prestava la sua opera per la manutenzione ed il recupero del luogo sacro.
Da allora ogni quando lo incontravo la domanda era sempre quella:” Quann’amma sagliere ncopp’ Avvucata?”.

Sono stati giorni brutti questi ultimi, a chiedere agli amici come stesse, annunci di speranza seguiti da quelli più pessimisti.

Due domeniche fa, di primo mattino, incontrai Alessio Pisani, molto amico di Roberto con il quale condivide da anni l’esperienza del Carnevale, gli chiesi dove andasse a quell’ora e lui mi rispose che andavano al Santuario della Madonna Avvocata con una decina di amici. Ci guardammo senza pronunciare altro, la motivazione era fin troppo chiara.
Nello stesso giorno noi andavamo alla festa a San Nicola e credo che pur scalando montagne diverse siamo stati uniti in una sola preghiera per chiedere un miracolo.

Adesso Roberto andrà tra le braccia della Madonna che tanto ha amato mentre qui non ci capacitiamo per la sua partenza prematura. Solo la fede e la consapevolezza che questa è la vita può aiutare a darsi una spiegazione a tanto dolore.

Ciao Roberto!!!

San Nicola ed i suoi “angeli”

Domenica si è celebrata la festa presso il Convento di San Nicola dopo il rinvio per pioggia del primo maggio e ringraziamo il Signore che ha regalato una giornata bella e propizia per raggiungere il luogo sacro.

I festeggiamenti dei Santi che richiedono un pellegrinaggio faticoso, con la risalita di pendii come nel caso di San Nicola o per l’Avvocata, sono quelli più pregni di fede ed emozioni che a parole non si possono spiegare ma per capire bisogna viverli in prima persona.

Domenica scorsa non c’era la presenza di tanta gente, anzi ce n’era davvero poca rispetto al solito ma è proprio in questi momenti che aumenta la collaborazione e l’aggregazione dei presenti affinchè l’evento vada per il meglio e sia gradito al Santo.

E San Nicola ha di che essere felice perchè nel suo nome tutto ha avuto luogo.

Uno dei suoi “angioletti” è stato il piccolo Gennaro Florio il quale ha stupito tutti suonando la pianola e cantando, dando i sottofondi durante il rito sacro. Lui che non studia nè musica e nè pianoforte, spinto dalla volontà e dalla forte devozione, ha imparato da se e mai come in questa giornata è stato fondamentale per dare solennità alla funzione, celebrata da Padre Marcus. Grande Gennarino.

E poi Gaetano Nuschese che è passato dall’inchiodare tavole per preparare l’area esterna al servire la Messa come un consumato chierichetto, con gli abiti da lavoro, passando dal dondolare l’incensiere al piattino della Comunione. Una scena di una genuinità unica che merita tutta la stima e l’ammirazione per l’impegno e la dedizione.

Come non citare Alfonso Di Lieto e la sua figlioletta saliti appositamente per suonare zampogna e ciaramella durante la processione nel sentiero dei castagni, facendo sì che i presenti potessero intonare il solito ritornello, più urlato che cantato, “Evviva San Nicola e chi lo creò”.

E poteva mancare la tammurriata? Quest’anno è stata a rischio perchè non si vedevano arrivare i suonatori dei canti popolari. Per fortuna uno dei cantori storici, Antonio Abbate da Tramonti, è giunto con la tammorra in spalla ed insieme al minorese Pasquale D’Amato, giovane dotato di voce possente e conoscitore di tanti canti antichi della tradizione contadina, hanno regalato quel frangente musicale che dà il valore aggiunto a questa festa.

Infine i bambini, i veri angioletti di San Nicola, quelli ai quali di notte metteva i regali sulle finestre, soprattutto ai poveri, divenendo quello che per tutti oggi è Babbo Natale.

Ce n’erano diversi di bimbi che approfittando del tanto spazio a disposizione si sono divertiti a più non posso e si sono anche fatti sentire. Il vocio dei fanciulli è riecheggiato nella natura come il cinguettio degli uccelli. Una bambina, Benedetta, ha finanche festeggiato il compleanno, con tanto di torta e candeline, coinvolgendo tutti i presenti, come una unica famiglia.

I piccoli devono essere il punto di partenza, a loro bisogna trasmettere le tradizioni per farle tramandare ai posteri e non farle estinguere.

Questo 7 maggio è stato davvero un giorno suggestivo e carico di emozioni. Evviva San Nicola!!!

Ciao Francesco


“Ciao Francesco” non è solo l’intitolazione di questo testo è anche il saluto che ci scambiavamo tutti i giorni quando ci vedevamo al negozio o quando passavi col furgone del lavoro.

Ce lo siamo detti per migliaia e migliaia di volte perchè sei stato uno dei miei migliori amici fin dall’infanzia, da quando da bambini frequentammo la scuola elementare dalle suore. Non posso mai dimenticare Francesco da piccolo perchè fra tutti mi balzava all’attenzione per quel suo parlare il “maiorese” stretto. Era troppo forte. Per tanto tempo siamo stati compagni di banco e tra le tante chiacchierate tra bambini ricordo che amava descrivere sempre il lavoro del padre che era imbarcato, indicava tutte le destinazioni dove si trovava in navigazione, tra le quali ricordo l’Africa.

Come con tutti gli altri siamo rimasti in contatto. Un paio di mesi fa pubblicarono su Facebook una foto di classe di quell’epoca, la scaricai sul computer e non appena gliela feci vedere rimase supito e felice nel vedere quel cimelio. Ci mettemmo a riconoscere tutti e soprattutto a rievocare i fatterelli e le marachelle che combinavamo, più io che lui però. Francesco era molto educato e rispettoso. Gliela stampai e gli dissi di farla vedere al figlio Giovanni il quale sarebbe stato contento di vedere il papà a scuola.

Quando parlava del figlio si entusiasmava, sorrideva, scuoteva il capo allargando le mani e diceva:” Comme aggia fa cu chille, è na cosa ascì pazze”. E mi raccontava di tutta la vivacità di Giovannino.

Durante tutto il periodo di chiusura per il Covid, con la gente a casa ed il paese deserto, con la scusa delle sigarette veniva da me per trascorrere un pò di tempo insieme e farci compagnia, gli dicevo di mettersi dietro alla porta perchè se passavano i vigili lo facevano ritirare a casa.

Eri uno che coltivava i veri valori della vita, devoto a Dio ed ai Santi, lavoratore, padre e marito esemplare. E’ incredibile e impensabile che su quella foto sulla quale abbiamo scherzato e riso adesso dobbiamo piangere proprio per la tua scomparsa.

Mancherai Francesco, mai avrei pensato che quello dell’altro giorno sarebbe stato il nostro ultimo saluto.

Ciao Francesco!!!

Ciao Angioletto!!!

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA


E così ci ha lasciato anche il buon Angioletto Pappalardo, amico di tutti, compagno di tante belle ed indimenticabili giornate in quel di San Nicola.

Sempre sorridente, mai triste, aveva il buon umore come suo marchio distintivo, lo sentivi cantare mentre passeggiava lungo le strade delle zone alte di Minori o quando al convento si finiva di pranzare e immancabilmente partiva il canzoniere di Salvatore, seguito poi da Angelo e dal coro sguaiato dei presenti.

Chi non ricorda Angioletto presente a tutte le funzioni che si tenevano nel paese. Battente nei giorni della Passione di Gesù, sotto lo stendardo dell’Arcionfraternita con la mozzetta nera ad ogni processione di Santa Trofimena o del Corpus Domini. Al Convento era lui col camice bianco a servire le messe, fedele collaboratore di Baldassarre, con l’incensiere in Chiesa o con la croce quando usciva la sacra statua di San Nicola.

Ha trascorso la sua vita su quella montagna, era la sua casa, in autunno soprattutto potevi salire tutti i giorni con la certezza di trovarlo lì col suo sacco in mezzo al castagneto a raccogliere castagne o cercare funghi, mentre papà Salvatore da bravo custode teneva aperte le porte del luogo sacro pronto a porgere il suo sorriso e la consueta escalmazione:” Benvenuti a Santu Nicola” a chiunque giungesse in cima.

Grande tifoso del Milan, seguiva tutte le partite, lo potevi interrogare sulle formazioni rossonere di diverse annate e lui ti elencava dal portiere all’attaccante senza saltarne nessuno, specie quelli degli anni vincenti.

La scomparsa di Angioletto per tanti di noi è l’ennesima pugnalata al cuore. Una carrellata di ricordi e momenti indelebili che non potranno più ritornare.

A pochi giorni dalla sua festa più sentita, quella del Primo Maggio, San Nicola ha interceduto affinchè il posto di Angioletto non dovesse essere più un triste letto d’ospedale ma egli doveva scalare per l’ultima volta una montagna ancora più alta, quella che porta in Paradiso, unica destinazione possibile per i puri di cuore come lui, figli di Dio senza peccato. Finalmente starai in Cielo con papà Salvatore e festeggerete insieme il Primo Maggio. Noi non ti dimenticheremo mai.

Ciao Angioletto, di nome e di fatto!!!